In questi luoghi sono stati rinvenuti reperti risalenti all’età del bronzo e del ferro, si sono combattute battaglie decisive in epoca romana. Oggi qui sorge Colleferro, 20 mila e cinquecento abitanti e una storia sportiva fatta di successi in varie discipline: tra i tanti, l’ex tuffatore Francesco Dell’Uomo, che in carriera vanta 2 bronzi agli europei e 3 partecipazioni ai Giochi olimpici. Nel rugby, tanti anni nella massima serie per Filippo Giusti e Giovanni Rainieri, quest’ultimo fino al 2024 tecnico della nazionale femminile. Nel calcio, Agenore Maurizi, ex nazionale di calcio a 5 e oggi allenatore e Giampaolo Saurini, che ha vestito la maglia della Lazio in Serie A.

L’atletica da sempre al centro
«L’atletica riscuote molto successo, c’è una grande organizzazione e tantissimi ragazzi che amano questa attività». Lo dice Massimiliano Ferrazza, presidente del comitato atletica di Colleferro. «Nel nostro impianto, il Maurizio Natali, lavorano diverse società in sinergia come il Rugby Colleferro, che gioca in Serie B, o Lepini Rugby, che cura il settore giovanile con ottimi risultati. Grazie al Comune stiamo facendo ogni anno dei lavori di ristrutturazione: abbiamo in progetto di aprire una foresteria per accogliere le squadre che vengono da fuori. A Colleferro ci sono molti impianti e società» prosegue il presidente «probabilmente è la cittadina che investe di più sullo sport rispetto alla propria popolazione. Abbiamo avuto tanti bei risultati negli ultimi anni con l’Atletica Colleferro-Segni. Abbiamo ragazzi che partecipano ai campionati italiani confrontandosi con atleti di livello internazionale, questo ci rende orgogliosi».
Le iniziative
«Da quest’anno ospiteremo le gare per tutta la regione, altro motivo di soddisfazione. Per ogni giornata ospiteremo circa 1000 atleti e il pubblico che solitamente riempie le nostre tribune. Colleferro è un polo sportivo perché raduna tutti i paesi qui intorno» prosegue Massimiliano Ferrazza. «L’atletica è sempre stata un punto di riferimento qui: arriva negli anni ’60 ed è sempre stata una fucina di talenti nel mezzofondo. Tra i tanti, vorrei citare Fabrizio Adamo delle Fiamme Gialle e Gianluca Bonanni dell’Aeronautica. Non hanno mai militato in società blasonate ma ai loro tempi erano super competitivi e hanno aiutato a far appassionare tutti gli abitanti di Colleferro. Ora ovviamente lavoriamo su tutte le discipline e anzi» chiosa «ci tenevo a dire che quest’anno è nato il progetto Italia Triathlon e a breve inizieremo i campionati, in collaborazione con la piscina comunale che è qui accanto e con una società che ci fornirà le biciclette».

La realtà di Segni
«Segni è un comune di 9 mila abitanti poco distante da Colleferro» racconta Paola Fiore, insegnante di educazione fisica ed ex fiduciario Coni presso il comune. «Pur essendo un piccolo centro è molto vivo il settore delle associazioni sportive e culturali, che offrono possibilità a 360 gradi mantenendo il volontariato e la passione delle persone alla base. Abbiamo impianti all’avanguardia in cui ospitiamo con piacere i paesi vicini. Ci siamo fusi con Colleferro molti anni fa per lavorare insieme e far crescere i ragazzi in molte discipline, calcio, tennis, pallavolo, danza. Inoltre, con le scuole, abbiamo creato le “Piniadi”» conclude la professoressa «una sorta di mini Olimpiadi che raccoglie iscritti da tutti i paesi della zona».
Jeff Miller: Colleferro e un campione del mondo
Rugby e Colleferro, l’avrete capito, sono due parole che si stanno simpatiche. Si sono conosciute relativamente tardi, nel 1965, per merito sostanzialmente di due persone: un professore di educazione fisica, Mario Rosini, insegnante al liceo “Marconi”, e un primario ospedaliero, Carmine Sarno, ex giocatore del Civitavecchia, colui che materialmente diede il via alla storia della squadra. Squadra che è stata per un anno anche nella massima serie nel 1996, ma la cui storia ha tante cose da raccontare. Una ci ha colpito. E per presentarla basta un nome e un cognome: Jeff Miller. Viene dall’Australia, gioca nel Colleferro e dopo due anni diventerà campione del mondo con i Wallabies. In qualche modo ci viene un’altra vicenda, con un pallone diverso, quella di Garrincha, il “passerotto” campione del mondo con il Brasile nel 1958 e nel 1962 e poi passato per qualche partita a Sacrofano, alle porte di Roma, un gruzzoletto di partite che ancora gli appassionati ricordano. Solo che Jeff, invece, diventò campione del mondo dopo, nel 1991. E Colleferro, se non altro, gli portò fortuna. Il rugby era questo, forse ancora per un po’ o in qualche caso, è ancora questo. E’ un giocatore di quel livello che decide di fare un’esperienza all’estero, prende sei mesi di aspettativa dal lavoro e arriva in un posto dove l’ovale è una sorta di modo di essere. Non è solo una questione di partite di campionato, ma di giornate che si accendono all’una di notte in qualche piazza, dove nascono sfide notturne con palloni perduti in qualche inconsapevole terrazza. Oppure esordi con scarpini rimediati all’ultimo perché le valigie si sono perse ma bisogna fare di necessità virtù. O ancora una stagione in cui pensi, c’è un futuro campione del mondo, giochiamo in serie B e la promozione è un obiettivo realistico, e invece finisci addirittura retrocessa. Tutto questo è rugby, tutto questo è stato Jeff Miller nella sua apparizione e nel segreto di uno sport in cui puoi pure finire in serie C, ma resti un vicino di banco a cui continuerai sempre a voler bene. “A Colleferro amano veramente il rugby, l’ho capito vivendo e giocando con loro. I nostri approcci allo sport erano diversi ma ho apprezzato ogni momento del mio periodo in Italia e il rapporto con le persone è ciò che mi ha dato più gioia”, ha poi raccontato Jeff. Per sapere di più su questa storia che somiglia in qualche modo a una favola, c’è un libro piacevolissimo scritto da Andrea Nalio: “Quindici: Le storie di campioni che hanno dipinto il rugby italiano”. Fra queste storie c’è lui, Jeff, un futuro campione del mondo a Colleferro.
Masetti: un portiere scudetto a Colleferro
Il nome è stampato nella memoria dei tifosi giallorossi. Perché Guido Masetti fu il portiere dello scudetto del 1942, quello celebrato dalla canzone di Testaccio: “E c’è Masetti ch’è primo portiere…”. Ma nel curriculum del personaggio ricorre una località: Colleferro. Con la BPD della cittadina laziale, Masetti giocò sette partite nella stagione 1940-1941 per una temporanea rottura con la Roma. Ma la sua permanenza più lunga è legata alla sua storia da allenatore, per due stagione, 1954-1955. Nella prima, Masetti riuscì a vincere il campionato di IV serie e a portare il Colleferro in serie C. Nella seconda le cose andarono decisamente peggio con una sola eccezione, un giorno da incorniciare: il 17 dicembre del 1955. Era un’amichevole, d’accordo. Ma che amichevole! Il Colleferro arrivò a Roma, allo Stadio Nazionale, il “papà” del Flaminio poi costruito per le Olimpiadi, e batté per 3-0 niente meno che la Roma. Un colpo da ex rimasto nella storia.
La scuola di Margherita Hack: l’astrofisica saltatrice
A Colleferro c’è una scuola intitolata a Margherita Hack, la grande astrofisica a cui è stata dedicata anche la fiction “Margherita delle stelle”. Nell’istituto, nel cui cortile vanno in scena diverse attività sportive, la storia degli studi e delle ricerche della studiosa fiorentina sono probabilmente molto note. La domanda è: quanto è nota invece la storia di Margherita Hack sportiva? La futura astrofisica fu infatti un’ottima atleta. Aveva cominciato con la pallavolo, si diede poi al lancio del peso ma furono il salto in lungo e soprattutto in alto i suoi palcoscenici in tempi in cui l’Assi Giglio Rosso, la società leader dell’atletica fiorentina, non aveva una sezione femminile…Nonostante questo, Margherita si cimentò con successo e superò anche l’asticella a 1,50, misura rispettabile per quel tempo, vincendo nel 1940 i campionati italiani del Littorio. Negli anni della guerra, poi, l’astrofisca ebbe la meglio sulla saltatrice. E forse è stato meglio così per Margherita e per il suo Paese.
L’atletica ieri e oggi
Ex allenatore, direttore sportivo e segretario dello Csai del Lazio, nominato Cavaliere della Repubblica nel 1985 dal Presidente Pertini. Giorgio Cattonar, da quasi 50 anni, è una delle colonne dell’atletica a Colleferro. Nato a Rovigno, l’odierna Croazia, la sua vita è costellata di esperienze incredibili: «Nel 1947 il maresciallo Tito, ex presidente della Jugoslavia, era in visita a Rovigno. Venne organizzato un concerto in suo onore e io mi esibii con il flauto traverso di fronte a lui» ricorda Cattonar. «L’atletica è una grande passione per Colleferro» aggiunge «qui sono cresciuti tanti bravi atleti: io ho avuto il piacere di allenare Laila Soufyane, grande mezzofondista e maratoneta. Lei ha vinto l’oro a squadre nella Coppa Europa 1000 metri ad Oslo nel 2011 oltre ai monidali militari di maratona a Torino nel 2016. Io mi sono occupato anche della segreteria» prosegue l’allenatore «tesseravamo circa 2000 bambini ogni anno, ho sempre visto tanta voglia nei giovani. Ricordo con orgoglio che alle Olimpiadi di Los Angeles 1984 Colleferro era rappresentata da 3 atleti che erano nostri tesserati, tra cui Daniele Masala che vinse l’oro individuale e quello a squadre. Un episodio notevole» continua Giorgio Cattonar «è accaduto nel 1989: dopo la squalifica alle Olimpiadi di Seul, il grande Ben Johnson passò un anno qui a Colleferro. Lo vedevo allenarsi sulla nostra pista tutti i giorni, era letteralmente una montagna di muscoli! Il suo allenatore ebbe un problema e per una ventina di giorni l’ho seguito io, è stato un privilegio. Johnson aveva un carattere scorbutico, ma alla fine diventammo amici: quando mi si è avvicinato per chiedermi se lo potevo allenare ho commentato “ma quale allenare, al massimo ti osservo” e abbiamo riso insieme» conclude.