Il primo documento ufficiale che riporta l’esistenza di Mons Portius, derivato dalla romana gente Porzia, è la bolla papale del 1074 di papa Gregorio VII. Alcuni storici hanno individuato in questi luoghi la battaglia del 1167 tra i Romani e i Tuscolani, questa cittadina ebbe il nome attuale a metà dell’800 per distinguerlo da Monte Porzio nelle Marche. Nello Sport Monte Porzio Catone coltiva svariate discipline e di recente ha vissuto un’esperienza molto significativa che riguarda le persone con disabilità e l’attività sportiva.
Coinvolgere i ragazzi
«Ormai da parecchi anni abbiamo creato questo progetto con “L’Isola che non c’è” per avvicinare un gruppo di ragazzi disabili allo sport». A parlare è Michele Gregoraci, presidente del Filippide Runner Team che opera a Monte Porzio Catone. «Siamo partiti da 0, loro non avevano minimamente idea di cosa volesse dire praticare una attività fisica a cominciare da quali fossero le scarpe giuste o quale l’attrezzatura utile in queste situazioni. Abbiamo iniziato a camminare in modo graduale: prima con piccole passeggiate nella natura e poi aumentando sempre di più la distanza. Abbiamo fatto qualche test partecipando agli eventi inclusivi come il Mille di Miguel per far assaggiare loro l’ambiente della corsa. Abbiamo realizzato quasi un’impresa» prosegue Gregoraci «perché con il progetto li abbiamo portati addirittura all’estero, erano molto felici».
Le sfide del percorso
«Rispetto ad un gruppo di atleti comuni, con questi ragazzi abbiamo incontrato difficoltà disparate e assolutamente uniche» spiega Michele Gregoarci. «Per esempio, a certi eventi il volume della musica dava loro troppo fastidio, oppure un certo percorso li agitava inconsciamente. Come dicevo, il momento più bello è stato quando grazie alla collaborazione della Chiesa valdese siamo riusciti a portarli a Lisbona per la 10 chilometri. È stata un’esperienza molto complessa, anche i ragazzi percepivano le difficoltà. Ci siamo dovuti ingegnare, soste e cibo erano quasi una sorta di premio, ma alla fine anche loro erano felici di essere riusciti a superare le avversità e completare un percorso che poco tempo prima sembrava un’avventura impossibile. Alcuni si sono lasciati andare ad un pianto di gioia, altri hanno voluto telefonare a casa per raccontare subito tutto ai genitori. Non pensavo si sarebbero emozionati così tanto per l’obiettivo raggiunto» conclude il presidente «è stato decisamente toccante anche per noi».